Tante persone hanno scelto di condividere pensieri e riflessioni sull’arte del camminare e ne comprendo bene i motivi: quando vivi un’esperienza così intensa e profonda è naturale voler condividere ciò che ci ha suscitato. Ma l’arte del camminare, per quel che è il mio vissuto, è diversa dall’arte del cammino: il cammino per me è qualcosa di ancora più profondo, qualcosa che ti porta lontano, e non importa poi esattamente dove, per riportarti vicino alla tua essenza; qualcosa che dura nel tempo e non si limita a qualche giorno o a qualche ora, perché è solo così che possiamo fare di un’esperienza un’abitudine; qualcosa che è meravigliosamente simile alla vita di tutti i giorni ma, allo stesso tempo, amplificata perché ciascuno riesca a coglierne le similitudini e le differenze. L’arte del cammino è, per citare Jovanotti e Giorgia, qualcosa che ti porta su e poi ti lascia cadere: ti porta su in un mondo parallelo, ti permette di coglierne le ricchezze, ma poi ti ributta giù, nella quotidianità, più ricco.
E come tutte le cadute, anche il rientro dal cammino fa male, perché ci piacerebbe rimanere là, nel mondo del possibile, delle opportunità, delle cose che accadono. Ma il compito dei camminatori è proprio questo: tornare.
Rimanendo in tema di citazioni e citando la trasfigurazione di Gesù, anche gli apostoli avrebbero voluto rimanere là, in quell’esperienza, in compagnia di personaggi importanti ma il loro posto era nel mondo ed è là che Gesù l’invita a portare ciò che avevano appreso da quei momenti. Quindi direi che non ci resta altro che arrenderci all’idea che l’obiettivo di ogni cammino è tornare, possibilmente più ricchi di consapevolezze da spendere nella nostra quotidianità, primo cammino che abbiamo il compito di percorrere. E allora anche io, di ritorno dal cammino di Francesco che mi ha vista percorrere tutta l’Umbria ed una buona parte del Lazio da San Sepolcro a Roma, vorrei condividere quelle consapevolezze acquisite che cerco di portare nella mia vita di tutti i giorni.
IL CAMMINO TI DA’ SEMPRE CIO’ DI CUI HAI BISOGNO
Il cammino si prende cura dei suoi pellegrini, non evitando loro situazioni faticose e impegnative ma fornendo gli aiuti necessari per affrontarle. Il cammino ha bisogno che i suoi pellegrini si fidino di lui, non come chi si butta senza paracadute ma come chi fa quello che è in suo potere per attrezzarsi al meglio fidandosi del fatto che il cammino provvederà al resto.
Ognuno vive questa frase a modo proprio, io personalmente ho faticato e fatico a vivere appieno questa fiducia: il bisogno di controllo e la necessità di evitare situazioni spiacevoli, mi ha fatto spesso camminare più in clima di paura e di tensione che in un clima di fiducia. Ciò che però so, perché l’ho sperimentato e non per sentito dire, è che quando ho deciso di fidarmi e di affidarmi al cammino, sono successe cose meravigliose: incontri inaspettati, esperienze emozionanti, ostacoli superati… spesso, durante questi anni di cammino, giunta a sera ho pensato: “anche oggi il cammino ha provveduto”, e ho ringraziato. Tornata a casa cerco di portare questo modus vivendi di fiducia e di affidamento nei miei giorni e anche lì non sempre ci riesco, spesso la paura ed il controllo prendono il sopravvento ma quando riesco a fidarmi e ad affidarmi assicurandomi di fare ciò che è mia responsabilità fare, ecco allora anche qui succedono cose meravigliose. “niente paura ci pensa la vita mi han detto così”, diceva Ligabue ed è proprio questo che io intendo.
I PESI
Il cammino ti chiede di portare ogni giorno il tuo peso sulle spalle e, se ci pensiamo bene, in fondo questo è il nostro compito: portare i nostri pesi, i nostri e non quelli degli altri, con dignità, fatica e forza ma facendo sì che questi non ci schiaccino. Lo zaino del cammino deve essere il giusto pesante: non troppo leggero, altrimenti possiamo rischiare che ci manchi qualcosa di importante, ma neanche troppo pesante perché altrimenti rischiamo di non riuscire a portare a termine il nostro cammino. Ogni volta che guardo lo zaino mi chiedo: ma io, nella vita di tutti i giorni, quanto sono capace ogni mattina di mettere sulle spalle i miei pesi ed affrontare la giornata senza lamentarmi? Quanto sono capace di lasciare andare pesi che continuo a portare anche se ormai non ha più senso che lo faccia?
E, infine, quante volte continuo a portare pesi inutili perché lasciarli andare mi provoca un senso di colpa? Il cammino ci insegna a portare il giusto peso e quando si tratta di scegliere cosa portare e cosa lasciare, decidiamo di portare solo ciò che fa stare bene!
I SEGNALI
Lungo il cammino incontriamo segnali che ci indicano la direzione: frecce gialle, tau francescani, frecce blu… e una miriade di altri segnali a seconda del cammino che intraprendiamo. Non sempre, almeno durante il cammino di Francesco, i segnali sono stati chiari e presenti.
E proprio mentre vagavo per i sentieri alla loro ricerca facevo questa riflessione: la destinazione del cammino indica i nostri obiettivi, noi ci mettiamo in cammino per raggiungere una meta così come, nella vita di tutti i giorni, ci attiviamo per raggiungere degli obiettivi.
Vogliamo comprare casa, avviare un’attività, programmare un viaggio, mettere su famiglia…
Ma cosa succede quando perdiamo il contatto con quei segnali intermedi che ci dicono che siamo sulla retta via per raggiungere quell’obiettivo? Prima di condividere quella che è la mia risposta, mi sembra importante definire cosa intendo per segnali intermedi.
Per me i segnali intermedi sono le coincidenze: gli incontri casuali, le parole dette o ascoltate per caso, le esperienze vissute che ci confermano o mettono in discussione il nostro obiettivo.
Se, durante il cammino, perdiamo il contatto con questi segnali intermedi può succedere che ci perdiamo, allontanandoci dal sentiero ed incorrendo in situazioni più o meno preoccupanti che però potrebbero impedirci di continuare.
E anche durante la vita di tutti i giorni credo che sia così: è importante avere un obiettivo verso il quale andare ma è altrettanto importante porre attenzione ai segnali che quotidianamente incontriamo e che, fondamentalmente, ci costringono a confermare ogni volta la nostra intenzione a proseguire.
Altrimenti siamo in balia degli eventi e rischiamo di andare laddove non vorremmo. Poi ci sono anche situazioni per le quali è il cammino a condurci verso una meta diversa da quella che avevamo preventivato…ma questo è un altro discorso e, un altro articolo! Buon cammino!