Oggi ho sentito parlare di morte… muore un uomo per mano di un altro uomo e muore una donna per mano di un male che le sta rubando anni preziosi della sua vita. E attorno alla morte ci sono le lacrime, il senso di tristezza e di smarrimento. Le lacrime degli adulti che non si capacitano di come una persona possa non esserci più da un momento all’altro e neanche si capacitano della rabbia aggressiva che porta ad uccidere. Ma ci sono anche le lacrime dei bambini che, per la prima volta, si confrontano con quest’esperienza grande e terribile che ancora, forse, non sono pronti a sostenere.

E poi ci sono io, che sento forte il bisogno di scrivere perché fatico a reggere il dolore che percepisco legato a questi due eventi. Non è la morte che mi destabilizza ma il dolore che provoca nelle persone che vi sopravvivono.

Non è la morte che mi destabilizza ma la violenza dalla quale spesso è accompagnata e che diventa ancora più crudele quando è agita per mano di un uomo su un altro uomo. E allora mi capita di pensare agli ultimi istanti di vita e mi chiedo cosa avrà mai pensato quella persona quando si è resa conto che stava per morire (e, francamente, spero tanto che non ci sia questo atto di consapevolezza).

E penso alle famiglie di queste persone, al loro dolore di fronte ad un distacco non sempre preannunciato e verso il quale non si è mai preparati. E penso anche a coloro che si sono resi responsabili della morte di qualcuno, del vuoto immenso che si portano dentro, del rumore assordante del loro senso di solitudine, di quel bisogno d’amore mai colmato e al quale hanno risposto con valangate di violenza.

E infine penso ai bambini e penso che, in fondo, la morte ha per me un significato importante… la morte mi insegna la vita!!!! Ogni volta che eventi di cronaca e di violenza mi riportano ad episodi di morte, io sento che per dare un significato a quanto successo, io devo amare ancora di più la vita.

Ogni volta che un essere umano diventa causa di sofferenza per un altro essere umano, io ho il dovere di amare di più gli altri.

E gli altri non sono gli altri in generale, gli altri sono i miei più vicini, la mia famiglia, i miei amici, i miei colleghi e le persone che incontro nella mia quotidianità. Sono loro che mi viene chiesto di amare.

E amare non è qualcosa di astratto, amare sono gesti concreti, gentili, pazienti, accoglienti e tangibili. Morire mi insegna a vivere per non cadere in voragini di rabbia, dolore e smarrimento.

Morire mi insegna che se voglio vivere devo amare, forte, sempre.