Definire l’essere donna è un’impresa rispetto alla quale tanti si sono ormai cimentati e io non ho sicuramente la pretesa e la voglia né di allungare la lista degli audaci né, tantomeno, di avere la risposta ad uno dei quesiti più antichi e profondi che, da sempre, hanno accompagnato i nostri giorni. Ma, allo stesso tempo, non posso negare che, sia come Counselor ma ancor prima in quanto donna, è un tema di cui riconosco l’importanza e la necessità del suo approfondimento e divulgazione.

Come dicevo prima, non ho la risposta ma credo che, per arrivare all’essenza della donna, sia necessario guardare cosa c’è dietro ad una donna, per togliere quelle sovrastrutture accumulate nel tempo della sua vita e riuscire finalmente a guardarla per quello che è.

“Dietro ad una grande donna c’è un’ombra di passato. A mezzogiorno, quando il sole è più alto, scompare.

C’è l’adolescenza con tutto il repertorio di inadeguatezza, di pieni e di vuoti. L’adolescenza da grande te la ricordi come un luna park chiassoso, ma quando ci passi attraverso vedi solo gli specchi deformati: troppo grassa, troppo corta, troppo lunga, troppo piatta, troppo spessa. C’è pure il calcinculo, con quello che ti prende e ti lancia, ti fa volare, ma è un circolo vizioso.

E la casa degli orrori, così simile a casa, così familiare. Il cibo non nutre e anche il divertimento fa paura”

Se una donna si dà il permesso di guardarsi dietro, la prima cosa che incontrerà sarà, inevitabilmente, il suo ieri e il suo altro ieri. E tornerà a casa sua, alla sua famiglia, alla sua infanzia e adolescenza… a tutti quegli alti e bassi di emozioni: felicità, paura, tristezza, protezione, divertimento, amore…

Ciò che è stato non si può cambiare e non è detto che ciò che è stato sia stato facile per noi. Qual è il senso allora di tornare là? Sicuramente non si tratta di autolesionismo, guardare al passato vuol dire prendere atto di ciò è stato, perdonare noi stesse e gli altri per ciò che abbiamo e non abbiamo fatto e permettere alla donna che ora siamo di non farsi più guidare da quello che è stato ma di agire per quello che veramente è. Quello che è stato, in fondo, è un nostro ex: fidanzato, amico, lavoro, scuola, relazioni… ma a pensarci bene, gli ex sono anche radici, da lì si viene, da lì si parte.

È inevitabile che quello che siamo non si può staccare da quello che siamo state ma possiamo sicuramente evitare che quello che siamo state condizioni la nostra vera essenza di donna.

“Dietro ad una grande donna ci sono inverni infiniti. Gli anni si contano in primavere, ma la maturità si misura in inverni.  E si impara dagli alberi, che sono matti gli alberi a spogliarsi quando fa freddo, e invece no, abbandonano il superfluo, si fanno oggetti e aspettano.

E si impara dai ricci che si chiudono e le spine vanno fuori, non dentro. S’impara che la letargia non è l’allergia all’inverno, s’impara il letargo, come una pausa piena di vita e di malinconia.”

Se una donna si dà il permesso di guardarsi dietro, troverà i suoi inverni con le loro freddure, i loro geli ed il loro grande bisogno di calore. Ci viene inevitabile pensare di riscaldarci in una cioccolata calda, in un abbraccio altrui, in un maglione appena acquistato… di trovare un modo di sfuggire da quel gelo. Nel percorso che rende una donna sempre più vicina a quello che veramente è, risulta necessario imparare a stare, occhi negli occhi, con quegli inverni, con il loro freddo, senza cercare riparo, perché solo così possiamo comprenderne il vero senso.

Se vogliamo conoscere la neve, possiamo sì guardarla da lontano ma buttarsi dentro è un’altra cosa. Perché più stiamo lontani dai nostri inverni e più ci fanno paura, e più ci fanno paura e più sentiamo il bisogno di difenderci. Più sentiamo il bisogno di difenderci, più dentro di noi s’innescano delle difese e queste difese, se sono basate sulla paura, rischiano di essere così strutturate che ci impediscono di sentire.

E il non sentire ci porta al gelo ma non quello dell’inverno che c’è fuori ma quello che ci stiamo costruendo dentro per la paura di soffrire. Una donna, ad un certo punto del suo percorso, arriva a comprendere che non è il più il momento di stare in casa quando fuori nevica, ma di coprirsi bene e di affrontare la tempesta.

Non è più il momento di difendersi tenendosi lontane dai nostri inverni, ma di proteggerci andando loro incontro.

“Dietro a una grande donna ce n’è una uguale e più piccola, maligna, parla e pugnala là dove fa male. Se la ignori, scompare. Dietro ad una grande donna ce n’è un’altra, uguale e arrabbiata, che abbaia, morde e se la fai incazzare ti piscia pure sul tappeto. Se l’accarezzi smette”

Se una donna si dà il permesso di guardarsi dietro, dovrà fare i conti con quelle voci interiori che, al momento giusto, la giudicano severamente per quello che fa e, ancor di più, per quello che è. Quante volte abbiamo litigato con queste voci, alzato i toni e puntato i piedi per affermare con tutta la nostra forza che noi non siamo così come loro ci descrivono. Una donna, ad un certo punto del suo percorso, arriva a comprendere che non serve alzare la voce per farsi sentire, che non serve litigare per affermare quello che si è… è più importante concentrarsi su di sé, costruire se stessa giorno dopo giorno e prendersene cura. Ed è allora che una donna inizia a mettere in atto strategie diverse: ignora quello che non merita di essere accolto ed accarezza ciò che le fa più male.

“Dietro ad una grande donna non c’è lato b o fattore c. Una grande donna, di solito, sa dire culo senza problemi e soprattutto sa riconoscere quando l’ha avuto e quando se l’è fatto.”

Se una donna si dà il permesso di guardarsi dietro, dovrà fare i conti con gli stereotipi femminili che hanno accompagnato le donne durante le generazioni precedenti alla sua. Dovrà fare i conti con ciò che gli altri volevano per lei e con ciò che lei veramente vuole per se stessa. Una brava ragazza non dice le parolacce, una brava ragazza si veste bene, una brava ragazza va in chiesa… queste sono solo alcune delle immagini di brava ragazza che mi vengono in mente. Ora, non si tratta di decidere se queste immagini sono giuste o sbagliate, si tratta di comprendere se sono giuste o sbagliate per noi, se il non dire parolacce, il vestirsi in un certo modo o frequentare alcuni ambienti risponde ad una nostra dimensione intima e profonda o è semplicemente un modo per adattarci ad un’immagine che altri hanno pensato per noi. Una donna, ad un certo punto del suo percorso, impara a fare scelte in linea con quella che è veramente, in profondità, a dire sì a se stessa e no agli altri laddove è necessario, impara a volersi bene.

 Se una donna si dà il permesso di guardarsi dietro, troverà una donna che accetta di diventare grande… con tutto il carico di dolore, di sofferenza e di bellezza sulle spalle.