Oggi ho assistito all’esame di un’allieva che ho seguito, durante tutto l’anno, come insegnante di sostegno… e ho pianto! Al termine del colloquio non sono riuscita a trattenere le lacrime come se le sue parole e la sua presenza avessero toccato una parte dentro di me, sotto quell’aspetto, molto sensibile. Che cosa mi ha portato a piangere al termine di un’esposizione che, sotto alcuni aspetti, si è rivelata anche molto faticosa? Forse proprio questo, forse l’assistere all’espressione di una ragazza che, pur con le sue fragilità, non ha mai smesso un attimo di credere che l’avrebbe potuta fare, una ragazza che sapeva di fare fatica, ma non importa, lei ha dato comunque il meglio che poteva. Ha affrontato tutto il suo percorso, didattica online compresa, con un senso di impegno e responsabilità che in pochi adulti, me compresa, ho ritrovato. Le fatiche ci sono state: didattiche, relazionali, emotive… ma lei ha sempre saputo guardare oltre.
E allora mi chiedo: quante volte sono capace di guardare oltre? Oltre il singolo risultato, oltre il singolo successo o fallimento, oltre il singolo incontro o allontanamento… per avere una visione più ampia capace di vedere ciò che funziona e ciò che fa fatica, ciò che ci fa sorridere e ciò che ci fa piangere, ciò che ci fa correre e ciò che ci fa rallentare, per arrivare a dire che sono tutti pezzi del nostro meraviglioso puzzle e che il nostro compito non è quello di tenerli separati gli uni dagli altri ma di integrarli. Oggi L. ha fatto vedere questo, il risultato del suo lavoro di integrazione, condito con un senso di accettazione e di stima di sé non indifferente. Alla fine ho compreso perché ho pianto: perché quando decidiamo di fare vedere al meglio ciò che siamo viene fuori uno spettacolo che non può non essere commuovente.
E poi mi chiedo: cosa ci impedisce di mostrare il nostro spettacolo? Paura? Giudizio? Vergogna? Oggi L. mi ha insegnato tanto e di questo le sono grata.